Ma è proprio così che mi sento. Questo libro è un'autobiografia di un ragazzo con problemi di tossicodipendenza e alcolismo. Chiunque con un DCA lo leggesse, si ritroverebbe in ognuna delle singole parole della sua storia.
In questi giorni di incubo, in cui mi sono sconnessa dal blog, dal pc, dalla vita, dal mondo, l'ho riletto. Ho sperato che mi facesse fare un pianto catartico e che mi rimettesse in sesto.
Non è successa nessuna delle due cose.
Ma ho capito una cosa, di nuovo: solo io posso cambiare le cose. Posso essere stanca e stufa e posso aver voglia di abbuffarmi. Posso anche abbuffarmi e volerlo fare. Posso decidere di non abbuffarmi e non pensarci più.
Non è così semplice. Non è semplice ammettere dopo un'abbuffata che volevi farlo e anche se sei distrutta emotivamente e fisicamente hai semplicemente seguito un'impulso autodistruttivo che però hai deciso in quel momento di seguire.
Le terapeute della terapia di gruppo ci hanno ripetuto: la bulimia non è una cosa che si sceglie, è una malattia; e abbuffarsi o meno non è una questione di volontà.
Ora mi sto chiedendo se sia davvero così. Sono convinta al 100% che ci siano volte in cui l'impulso parte e non c'è modo di fermarlo perchè è talmente travolgente che non ci si accorge nemmeno di ciò che si sta facendo e ci si rende conto solo alla fine. Mi è successo, mi succede, e questo è qualcosa che non posso controllare.
Ma è altrettanto vero che ci sono volte in cui io mi rendo conto che mi sto abbuffando perchè voglio abbuffarmi. Voglio farmi del male, voglio riempirmi fino a morire, voglio distruggere tutto ciò che sono con il veleno di cui mi abbuffo... perchè so che abbuffarmi è una delle poche cose che mi fa sentire qualcosa. Mi fa sentire dolore, ma almeno è qualcosa. è qualcosa rispetto allo standard, che è vuoto totale.
Non credo di aver avuto mai una ricaduta peggiore di questa. Ho passato domenica, lunedi, martedi e mercoledi ad abbuffarmi. Oggi stava per essere il 5° giorno di seguito di abbuffate. Dopo pranzo ho avventato un pacco di biscotti. Ne ho mangiati due e ho buttato il resto nella spazzatura.
Sono stufa marcia. Veramente. Non è sufficiente dirlo. E' necessario dimostrarlo. Con i fatti. Cercando un equilibrio. Accettandolo.
E forse è proprio questo il mio grande problema. Non accettarmi. Sarebbe tutto più semplice se non mi imponessi sempre una dieta. Sarebbe tutto più semplice se mi concedessi di mangiare un pochino di tutto ciò che mi va e cercassi di mantenere il mio peso. La settimana scorsa ho perso mezzo chilo. In questi 4 giorni ho ripreso il mezzo chilo con gli interessi (un altro mezzo chilo).
Ascolto il ticchettio di un orologio che non vedo che segna momenti di un tempo passato da tempo. Mi prende il ticchettio e mi tiene e mi porta e mi trattiene come la lenta oscillazione di un pendolo davanti agli occhi di un idiota. Il Mondo si è fermato non come allora e non in senso buono. Si è fermato e non va avanti allo stesso modo che la mia vita si è fermata e non va avanti. Non va né avanti né indietro né da nessuna parte si è proprio fermata. Si è proprio fermata.
L'orologio mi tiene da nessuna parte. Da nessuna parte. Nessuna. Non c'è nient'altro che ora e il mobile fondo della notte. Sono seduto a un tavolo da solo fumando sigarette e bevendo caffè e ascoltando e sopravvivendo. Non dovrei essere qui né altrove. Non dovrei respirare né occupare spazio. Non dovrei ricevere questo momento né nient'altro. Non dovrei avere questa opportunità di vivere di nuovo. Non la merito e non merito niente e invece c'è e io ci sono e ce l'ho ancora tutta. Non l'avrò più. Questo momento o questa occasione sono la stessa cosa. Questo momento e questa occasione sono la stessa cosa e sono miei se li scelgo e io li scelgo. Li voglio. Ora e finché posso averli sono entrambi preziosi e fuggevoli e andati in u batter d'occhio non sprecarli. Un momento e un'opportunità e una vita, tutti in un tic che non vedo di un orologio che mi tiene da nessuna parte. Il cuore mi batte. Le pareti sono pallide e silenziose. Sopravvivo.
James Frey, In un Milione di Piccoli Pezzi
Ho bisogno di tempo, di spazio, di amore. Domani parto per 10 giorni, vado in vacanza con il mio fidanzato. Spero che starò bene, spero che potrò riposarmi e rilassarmi e spero di tornare carica, equilibrata e convinta di ciò che sto facendo. Spero di tornare e trovarvi ancora tutte cariche come vi ho visto di sfuggita ora, spero di tornare e riuscire ad andare avanti. Continuerò la mia sfida.
Se vuoi essere intero, devi prima essere una parte.
Se vuoi essere dritto, devi prima essere curvo.
Se vuoi essere pieno, prima diventa vuoto.
Se vuoi rinascere, devi prima morire.
Se vuoi tutto, rinuncia a tutto.
Se non ti mostri, la gente vedrà la tua luce.
Se non hai niente da provare, la gente si fiderà di te.
Se non cerchi di essere qualcosa, la gente vedrà se stessa in te.
Se non hai uno scopo, riuscirai sempre.
Tao
Il fallimento è opportunità.
Se incolpi gli altri non ci sarà fine all'incolpare.
Mantieni i tuoi obblighi, correggi i tuoi errori.
Fai quel che hai bisogno di fare e passa via.
Non chiedere niente e dai tutto.
Tao
spero che questo viaggio,giunto proprio in un momento propizio,possa rasserenarti e farti ripartire carica..
RispondiEliminacon un pendolo che oscilla e segna il tempo..del tuo cambiamento.
un forte abbraccio
Mi piace molto l'ultimo aforisma. Ti auguro buone vacanze, che ti portino la serenità.Ti sono vicina.
RispondiEliminaIo credo che non si scelga il DCA se s'intende parlare di scelta della malattia. Però si sceglie il sintomo, questo sì, lo si sceglie eccome. Si sceglie la restrizione alimentare, nel mio caso, o l'abbuffata, nel tuo caso. Non si scelgono l'anoressia e la bulimia intese come malattie. Ma proprio perchè si sceglie il comportamento, in questo sta la nostra forza: nella possibilità di cambiare il comportamento, perchè è la parte del disturbo dove la volontà gioca un ruolo importantissimo.
RispondiEliminaTi abbraccio forte e ti auguro buone vacanze...