venerdì 13 settembre 2013

Day 9

What inspire you?

Quando ho visto questa domanda, ho detto: o cacchio.
Potrei postare foto di modelle bellissime e di donne a cui sbavo dietro...
Candice Swenapoel o Angelina Jolie, ad esempio.
Però non è vero. Perchè non penso al loro corpo perfetto quando sto male o mi vedo grassa. Quando piango e vorrei che tutto finisse per non soffrire più, l'unica cosa che mi asciuga le lacrime e che mi fa dire "ok, ci riprovo ancora, e ancora, e ancora" è solo una.

La speranza.

La speranza di una vita senza DCA, la speranza di un futuro felice, la speranza della guarigione, la speranza di poter guardare indietro ed essere soddisfatta di me. La speranza di essere una persona normale. Ecco cosa mi ispira.


Oggi è un giorno di quelli in cui avrei bisogno di crederci.
Stamattina ero in luna storta, come avete constatato dal sogno. Dopodichè, ho deciso di ripigliarmi; mi sono detta: mi faccio bella, mi doccio, mi passo lo scrub, mi lavo i capelli, mi metto la crema e tutto.... pomeriggio sarei dovuta uscire con una vecchia amica che non vedo da secoli, ed era stata lei ad insistere. Dopo pranzo, vedo che mi ha scritto vari messaggi. Leggo. "Mi dispiace ho avuto un contrattempo, oggi non ce la faccio!"

Non so voi, ma due cose che nelle relazioni con gli altri mi fanno impazzire sono: 1) La disorganizzazione (esempio tipico: cosa facciamo a capodanno? fino al pomeriggio del 31 dicembre ancora ci sono 6 scenari validi); 2) I cambi di programma improvvisi. Entrambe queste situazioni mi destabilizzano. Non sono una persona multitasking, questo è certo. Tuttavia gli imprevisti possono accadere... ma io me la prendo sempre. Perchè ho questa sensazione che "capitino sempre a me". Non lo dico per vittimismo, però sono sempre stata una persona molto chiusa di fronte alle altre persone; per dirvi, vado nella stessa palestra da vari anni, ma solo a gennaio di quest'anno ho cominciato a parlare con alcune persone e tutti mi hanno detto la stessa cosa: "Quando venivi qui e ancora non ci parlavi pensavamo che volessi ucciderci! Sembri sempre incazzata nera". Ecco. Sono questo. Incazzata nera, e la mia faccia dice: "Non avvicinarti, altrimenti saranno guai". Ho "imparato" a comportarmi così perchè la maggior parte delle volte che ho dato corda a qualcuno, ne sn rimasta ferita. Ho passato gli anni delle medie e del liceo senza amici e le poche volte che tentavo di uscire dal guscio venivo ferita. E' per questo che non voglio avere a che fare con nessuno. Se non hai nessuno, nessuno ti ferisce. Ho imparato a fidarmi di qualcuno, ovviamente, ad esempio il mio ragazzo e la mia migliore amica. Però con le persone di cui non mi fido ciecamente, di solito non sono affabile e infatti alla ragazza che dovevo vedere oggi avevo già detto di no varie volte.

Vabè, amen. Il succo di tutto questo sbrodolamento è che ho passato il pomeriggio a mangiucchiare pericolosamente. Ogni morso di frutta che davo, ogni biscotto, ogni fetta di pane con la nutella è stata condita da un sottofondo di "tieni duro" nella mia testa. Nelle mie 3 merende ho racimolato 600 kcal che sommandosi alle 600 kcal di colazione e pranzo fanno già 1200 kcal. Ma stasera ho ospiti, quindi in teoria non dovrei mangiucchiare dopo cena e ho già deciso cosa mangerò: 2 uova sode, verdura in padella, 1 frutto (300) che sommate alle 1200 di prima fanno 1500 kcal. Sto mangiando come una scrofa ultimamente, ma c'è da dire anche che dopodomani dovrebbero venirmi le mestruazioni >.< uff..... domani cercherò di regolarmi, vado anche in palestra perciò speriamo in bene (Edit: c'era anche la torta. L'ho mangiata. Totale: 1750 kcal. Faccio schifo).


Oggi mi sono imbattuta in una cosa... che vorrei condividere con voi... e con tutte le ragazze che pensano che perdere peso sarà la soluzione a tutti i problemi... e si lega anche a una cosa che ho vissuto ieri. Ieri, in palestra, c'era una ragazza che mi faceva un misto di invidia e impressione xkè era troppo magra per i miei gusti. Quando se ne è andata ho sbirciato la sua scheda. Altezza: 159 cm. Un cm in più di me. Peso: 46 chili. 46 chili. 46 chili.
Quando IO pesavo 46 chili non ero così magra. O meglio, non mi vedevo così magra. E nemmeno a 45. E nemmeno a 44. E nemmeno a 43. E nemmeno a 42. Tutto ciò mi fa pensare.... a tutta questa follia.
Questo l'ho scritto due anni fa... pesavo 46 chili, cioè esattamente 8 chili meno di adesso.
Ma le parole, i sentimenti, la sofferenza... è rimasta la stessa. Ossa o grasso, quella c'è sempre stata e sempre ci sarà se non la combatto. O non la accolgo. Non ho ancora ben capito cosa devo farne. Ma sicuramente non lasciarla dentro a marcirmi.


26 gennaio


Dolore.
Sordo e fitto, dentro di me.
Schegge di vetro infilzano il cuore. Il sangue caldo scorre. Tutto è silenzio. Intorno a me, il nulla mi avvolge.
Le lacrime rigano il volto, silenziose. Dentro, il tumulto di una guerra mi cancella il respiro e mi evoca un rantolo... lontano, quasi preistorico si diffonde nel nulla assoluto e rimbomba dentro all’assordante silenzio che lesiona i timpani.
Cado.
Le ginocchia si spezzano al contatto con il suolo gelido.
Dolore.
Non è più dolore. È suono. Un assordante suono di infelicità, di totalità, di disprezzo, di assoluto destino segnato: infelicità.
Esisto, eppure sono morta. Il mio cuore batte, eppure non evoca sentimenti. Solo il nulla c’è accanto a me, dentro di me. Solo il vuoto si fa strada nelle mie viscere mentre il mio corpo adiposo continua mostruosamente a modificarsi, ad allargarsi, a stringersi, a contorcersi.
Vipere dentro di me mi ustionano con il loro veleno. Mi uccidono a piccoli morsi, si cibano della mia anima per sopravvivere... e modellano a loro piacimento il mio corpo, la mia mente.
Stanchezza.
Di tutto. E di niente.

A volte mi chiedo se il comportamento dei miei fratelli non sia del tutto corretto. È evidente che loro mi disprezzano. Anzi, in realtà non è un vero disprezzo: è pena. È una pena rabbiosa perchè dovrei avere, secondo loro, tutte le caratteristiche e le potenzialità per essere quella che si definisce “una persona normale”. E invece tutti i miei sforzi sono tesi a non esserlo.
Non è possibile, logicamente, pensare che una persona faccia dei comportamenti, pensi delle cose, si aspetti delle azioni che risultano essere controproducenti per il suo benessere. L’uomo rifugge il dolore per sua natura; e allora perchè alcuni non lo fanno?
Alcuni lo ricercano, minuziosamente e se non lo trovano se lo procurano, perchè ne hanno bisogno per... sentirsi vivi? È una possibile visione. Secondo me non è del tutto esatta. È quasi una prova che fai con te stesso per vedere se sei in grado di... se sei capace a... se sei un essere debole e ti farai sottomettere oppure se riuscirai a vincere... ma a volte diventa un loop che ti prende e ti maneggia i pensieri come vuole e allora perdi il controllo di tutto e non ti rendi conto fino a quando tutto è finito di COSA HAI FATTO.
E ti senti un mostro.
Ma facciamo un passo indietro. Qualcosa prende il controllo. E non ti rendi conto.
Credo che se volessi, potrei rendermene conto. È come un intorpidimento mentale. Se volessi vincere sui miei processi cognitivi potrei farlo. Potrei, lo sento che potrei, sento che dentro c’è qualcuno che vuole uscire e urlare TI PREGO FERMATI e invece chiudo gli occhi e respiro e mi ripeto tranquilla passerà lasciala passare così com’è venuta, lasciala sfogare così domani non ricapiterà più.
Bella menzogna. E la cosa straordinaria è che dopo così tanto tempo ci credo ancora.
Perchè è più facile rinunciare a vivere che decidere della propria vita? Perchè tutti prima o poi ci passano. Qualcuno ha almeno la decenza di farla finita: non vuoi decidere della tua vita, almeno decidi della tua morte. Poi dopo se hai legami troppo sinceri con il mondo di qui... allora no, non puoi farlo. Anche se il legame è solo uno, anche se il mondo ti fa schifo, anche se ci pensi sempre, anche se ci hai provato tante volte, anche se l’hai sognato tante volte, anche se sei morta dentro tante volte e catarticamente ti sei sentita svuotata e il tuo sguardo folle voleva prendere quel coltello e conficcarlo dentro, più in fondo, e sentire un dolore enorme, l’ultimo, l’ultimo, di tutta la vita.
E invece no.
Continua una piccola dolce sottile tortura. Lenta e inesorabile ogni giorno ti fa più infelice. Più sporca. Più vuota.
E tu non fai niente per fermarla.
In realtà ci provi, lo ammetto. Ci provi, ma non abbastanza, non convinta perchè non ci credi davvero.
La verità è questa: non credi in te stessa. Non pensi di farcela. Non pensi di poter vivere la vita che hai immaginato per te, desiderato per voi, fantasticato mille volte. Non ci credi. E più non ci crederai, più la farai avverare questa non-vita.
Te ne rendi conto?
Spero di si, ora che l’hai ammesso a te stessa, scrivendolo. Spero di si, ora che in gioco c’è il tuo futuro prossimo, che tu lamenti come troppo lontano ma di fatto è alle porte se pensi al tuo problema. Il tuo problema così pervasivo, ha 6 anni, signorina. Tra 6 anni, se tutto andrà bene, tu avrai la tua famiglia, donnie sarà tuo marito, e avrai la felicità che hai sempre sognato.
Se andrà diversamente... la colpa sarà anche tua. Che non ti sei impegnata abbastanza, che non ci hai creduto abbastanza.
Ma non è forse solo questione di colpa. Non è giusto parlare di colpa, così stiamo dando voce alla terza parte, la parte stronza. È questione di FIDUCIA. Di AMORE. Di amore in SE STESSE.
Varrò pur qualcosa.
Possiamo cercare di scoprirlo. Senza farci del male. Senza ucciderci ancora. Basta morire, è ora di vivere.

Il corpo nudo sussulta. Il sangue smette di scorrere. Le scheggie sono ancora dentro. Le dita lunghe e bianche le tirano fuori lentamente. Le cicatrici si formano subito. Lei ha gli occhi gonfi. Il ventre lurido sporge in fuori, come se dentro stesse crescendo un essere immondo, frutto dei suoi errori.
Lei si alza, è ridicola con quel pancione enorme.
Si asciuga gli occhi e ricomincia a camminare, da sola.
Fuori dalla sua bolla di cristallo gli altri la guardano e scuotono la testa.

È lei che deve uscire, nessuno può andare a prenderla.

Nessun commento:

Posta un commento